Malattie rare
Salve, sono Giuseppe Zampino, un pediatra genetista che si occupa di bambini con malattie rare, in modo particolare ...
Giungiamo al Rinascimento in cui iniziamo a parlare diCartesio. Cartesio identificava nel dolore una sorta di campanello di allarme e, soprattutto, iniziò a parlare di afferenza dolorifica, quindi di uno stimolo che passa tramite i nervi e arriva al midollo spinale, fino al cervello.
Con lui iniziamo a parlare di dolorosità, intendendo anatomicamente tutta una serie di strutture che partono dallo stimolo doloroso fino ad arrivare al cervello. Infine, arriviamo all’epoca contemporanea e vediamo che c'è un’idealizzazione del dolore e una distinzione tra il dolore fisico e dolore psichico. Si comprende dunque che il dolore ha due proiezioni: fisica e psichica. Nel 1986, un gruppo di studiosi e di neurofisiologi si riunirono e formarono la IASP (International Association for the Study of Pain) e definirono il dolore come un'esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a un danno tissutale in atto o potenziale o descritta in termini di danno. Che cosa significa? Che l’attenzione si rivolge alla sensibilità, all’emozione e che si inizia a parlare di un danno vero e proprio a livello tissutale che, quindi, potrebbe essere tradotto in un danno potenziale o anche solamente circoscritto.
Torniamo al discorso di prima. Dallo stimolo doloroso, passando per la periferia e afferenze nervose, si arriva al midollo fino alle strutture centrali che incidono sulle componenti empiriche. In questo modo, anche l'esperienza del dolore, il ricordo del dolore, può dare un grande significato alla sintomatologia dolorosa, nonché affettiva, che ne modula in maniera molto importante la percezione.
Addentriamoci un po’ di più sul tema del dolore. Si distinguono due tipi di dolore:il dolore acuto e il dolore cronico. Il dolore acuto è un dolore improvviso che ha un esordio improvviso; è pungente, localizzato e preciso, di cui si sa l’origine e che può irradiarsi, cioè possiamo sentirlo lungo tutto l'arco. Il dolore cronico, invece, non è ben chiaro da dove si origina e da che tipo di stimolo è prodotto; si tratta di un dolore sordo, forte, dolente che persiste ed è diffuso. E per capire questa distinzione, il fattore determinante è il tempo, in quanto il dolore cronico ha una durata che va dai due ai sei mesi, fino anche a un anno, spesso senza risposta fisiologica. Un’altra distinzione da fare riguarda la sede del dolore. Si parla di dolore somatico, neuropatico e di dolore viscerale. Importante ai fini della comprensione di queste differenti tipologie è lo schema di Ashby, in cui si individuano due classificazioni del dolore: nocicettivo e neuropatico.
Il dolore nocicettivo ha altre tre sottocategorie: il dolore somatico superficiale, il dolore somatico profondo e il dolore viscerale. Il dolore somatico superficiale riguarda appunto l'origine dello stimolo e si percepisce sulla cute o al massimo sotto cute e le mucose. Il dolore somatico profondo, invece, è un dolore che va più a fondo a livello anatomico e riguarda tendini, ossa, legamenti, linfonodi superficiali, membrane mesoteliali. Infine troviamo il dolore viscerale, che riguarda organi pieni e cavi fino ad arrivare alle masse tumorali profonde, linfonodi profondi e i muscoli. Il dolore somatico superficiale si presenta delocalizzato e urente; il dolore somatico profondo è un dolore sordo aggravato dai movimenti, ma ancora ben localizzato; infine il dolore viscerale è un dolore profondo e sordo, ma scarsamente localizzato, di cui non riusciamo a identificare bene la zona della dolorosità, oltre che riservare la possibilità di avere dei disturbi neurovegetativi.
Il dolore neuropatico, invece, è un dolore puro, e ne esistono due tipi: il dolore puro, cioè da deafferentazione, e il dolore misto da invasione o compressione delle vie nervose. Il dolore di tipo neuropaticopuò presentare formicolio, allodinia, e si tratta di un dolore lancinante, urente oltre che di disestesie. Si parla dunque di trasmissione di dolore, ovvero come avviene il passaggio dello stimolo fino alla sensazione dolorosa.
Per quanto riguarda il dolore nocicettivo, abbiamo detto che presenta uno stimolo ben preciso, quindi uno stimolo algogeno, si attiva il recettore e si ha la sensazione dolorosa. Per quanto riguarda il dolore neuropatico non abbiamo lo stimolo algogeno, ma subentra l’attivazione delle vie periferiche e/o centrali, finché non viene percepita la sensazione dolorosa.
In questa diapositiva [ cliccare per vedere la diapositiva] ho cercato di identificare e di specificare ancora meglio come avviene la sintomatologia del dolore, la fisiologia del dolore, e vediamo che una piccola parte si avverte in periferia, ma la maggior parte della sensazione di dolorosità viene elaborata a livello centrale. Dal midollo arriva al talamo, fino alla corteccia cerebrale e, una volta al talamo, incontra il sistema limbico, dove troviamo l'ipotalamo, importante per gli stati ormonali, in cui è presente l'amigdala che riesce a modificare gli stati d'animo, oltre che l'aggressività e il comportamento sociale, fino all'ippocampo sede del ricordo del dolore.
Dal sistema limbico
arriviamo alla corteccia cerebrale di cui troviamo due distinzioni: la sensoriale, ovvero la corteccia anteriore cingolare, e la prefrontale dove è presente il sistema limbico. Fino ad adesso abbiamo spiegato come avviene a livello centrale la sintomatologia dolorosa. Spesso si pensa che per trattare la sintomatologia dolorosa basti la consulenza di un medico, ma non è così. Per trattare il sintomo del dolore c'è bisogno di un’équipe multidisciplinare, elemento fondamentale per poter dare al paziente il maggior aiuto possibile sotto tutti i punti di vista. Un'équipe multidisciplinare è formata dal medico, dall'infermiere, dal fisioterapista, dal terapista occupazionale, dallo psicologo, dall’operatore socio sanitario, dall'assistente sociale e dall’assistente spirituale, in quanto anche il dolore spirituale arriva a provocare danni a livello cerebrale e periferico.
Estratto della lezione del dott. Simone BERRETTA
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